Emirati Arabi Uniti, per gli amici E.A.U. o U.A.E., Stato indipendente dal 1971 nel sud-est della Penisola araba formato da 7 emirati, di cui 5 dal nome sconosciuto. Grande come l’Austria, popolato come la Lombardia, è il 6° paese produttore di petrolio al mondo.
Dubai, la “New York del Golfo Persico”, è una città ricca, dinamica, stravagante e sicura. Paragonata a Roma, ha lo stesso numero di abitanti ma con una differenza…il 90% della popolazione è costituita da immigrati ma non rappresenta un problema.
Rome wasn’t built in a day…ok, ma con i soldi giusti ed un piano di sviluppo puoi costruire 1344 grattacieli in 50 anni dove c’era una distesa di deserto polveroso.
Ancora qualche dubbio sul perchè Dubai venga considerata un paradiso (non solo fiscale) per gli investitori e sia interessante per il business?
Chiediamolo all’amico Raffaele Pallotto, External Consultant presso la Kelmer Group International Business Consultant, uno che di caldo clima desertico se ne intende e con lui l’amico Sergio, che intervisteremo più avanti.
Piccolo spoiler… Expo 2020 a Dubai sul tema “Connecting Minds, Connecting people, Creating the future“…occorre aggiungere altro?
1st Talking Point – Introduction
Raffaele, grazie per aver accettato il nostro invito.
Parlaci un po’ di te, di cosa ti occupi ed in che cosa consiste il tuo lavoro.
RP: dopo aver rivestito il ruolo di Country Manager in relazione ad un progetto d’internazionalizzazione negli Emirati Arabi Uniti, da gennaio 2017 ho un contratto come External Consultant con Kelmer Group, una società di consulenza internazionale che ha diverse sedi nel mondo, tra cui Dubai, Londra, Dublino, Hong Kong, ecc.
Mi occupo di predisporre, sviluppare ed attuare progetti d’internazionalizzazione principalmente sui mercati G.C.C./M.E.N.A./India al fine di far crescere il Made in Italy e le aziende italiane su questi mercati.
2nd Talking Point – Opportunities & Risks
In base alla tua esperienza, quali sono le principali opportunità ed i potenziali rischi da considerare per chi vuole approcciare mercati G.C.C./M.E.N.A./India?
RP: I mercati di cui sopra hanno delle potenzialità di crescita enormi. Secondo le nostre ricerche ed esperienze nei prossimi 20/30 anni potranno solo crescere con tassi superiori alla media mondiale.
I Paesi del Medio Oriente stanno cercando di diversificare le loro economie staccandosi dalla dipendenza del petrolio.
L’India è un mercato di oltre un miliardo di persone che hanno bisogno e voglia di crescere.
Altro aspetto da tenere presente è l’Expo 2020 a Dubai sul tema: “Connecting Minds, Connecting people, Creating the future” non occorre aggiungere altro!!!
A fronte di tali opportunità è necessario anche segnalare i rischi che si corrono nell’affrontare tali mercati.
Gli arabi hanno molta liquidità e puntano alle produzioni qualitativamente migliori. Con loro occorre molta pazienza, investimenti economici importanti e di medio/lungo termine.
Occorre costruire delle relazioni personali forti con una presenza fissa sul loro territorio.
L’India è realmente un altro mondo rispetto all’Italia e l’Europa.
Sconsiglio di affrontare il mercato indiano con un approccio diretto.
Secondo me occorre prima piazzare delle basi nei Paesi che fanno parte del G.C.C. (Penisola Araba), almeno 3 anni, poi inserirsi nel mercato indiano.
Le aziende indiane più sviluppate hanno tutte una sede in un Paese che fa parte del G.C.C. (Arabia Saudita; E.A.U.; Oman; Bahrein; Kuwait; Qatar).
Solo due parole sulla crisi tra il Qatar e gli altri Paesi del Golfo: alcune fazioni quatarine hanno dato un incauto supporto a gruppi estremisti.
Il segnale dato dagli altri Paesi è che non saranno tollerati ulteriori appoggi all’estremismo.
Gli screzi tra i Paesi del Golfo ci sono sempre stati ma con il tempo si ricompongono perchè gli interessi comuni sono molto più forti dei motivi di contrasto.
3rd Talking Point – Mistakes
Quali sono secondo te i principali errori che le imprese italiane commettono nell’avvicinarsi ai mercati G.C.C./M.E.N.A./India?
RP: il primo errore è la fretta di chiudere ordini, nel Middle East ed in India occorre molta pazienza.
Il secondo è la troppa rigidità mentale.
Se in Italia o in Europa adotti delle strategie che danno risultati, non è detto che le stesse metodologie diano gli stessi risultati su quei mercati, anzi, spesso è vero il contrario. Occorre capacità e volontà di cambiamento altrimenti si rischia molto.
4th Talking Point – Tips
Quali consigli ti senti di dare a coloro che vogliono esportare o investire nei mercati G.C.C./M.E.N.A./India?
RP: strategia, programmazione ed organizzazione sono le parole d’ordine, no all’improvvisazione.
Investire molto sul progetto prima di partire.
Apertura al cambiamento perchè le caratteristiche e le condizioni di quei mercati sono diverse dalle nostre.
Lasciare a casa il concetto: “Abbiamo sempre fatto così…”.
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